Dopo aver trattato in un precedente articolo gli obblighi dichiarativi in capo ai detentori delle criptovalute (i.e. Bitcoin, Litecoin, Ethereum etc.), oggi ci occupiamo di quelli previsti per chi ha effettuato investimenti tramite un piattaforma di peer-to-peer lending estera (tra tutte Mintos, October etc.).
Cos’è il peer-to-peer lending (P2P)?
Il peer-to-peer lending (anche P2P lending) è una particolare tipologia di crowdfunding che consta nell’erogazione tra soggetti privati (investitore e persona fisica) di prestiti in internet ed in particolare mediante l’utilizzo delle cd. piattaforme di P2P lending.
Le principali piattaforme di P2P lending sono le seguenti:
- Mintos;
- EstateGuru;
- Bondora;
- Flender; e
- CrowdEstate.
Gli investimenti effettuati sulle piattaforme p2p lending vanno dichiarati nel Quadro RW?
Al pari delle criptovalute, gli investimenti effettuati sulle piattaforme p2p lending estere, devono essere indicati nel quadro relativo al monitoraggio fiscale degli investimenti all’estero e delle attività estere di natura finanziaria (cd. Quadro RW).
Il valore dell’investimento da indicare è quello in Euro al 31 dicembre, mentre il codice da utilizzare è il codice 14 “altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali”.
Tale obbligo è stato chiarito dall’Agenzia delle Entrate con la risposta all’interpello del 9.6.2020 n. 169 e con la risoluzione del 25.09.2020 n. 56.
Gli investimenti sulle piattaforme p2p lending estere sono soggetti ad IVAFE?
Gli investimenti effettuati sulle piattaforme p2p lending estere sono, inoltre, soggette a tassazione ai fini dell’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (IVAFE), solo nel caso in cui l’investimento sia potenzialmente oggetto di circolazione in un mercato (cd. requisito della negoziabilità), requisito tutt’altro che raro nelle più utilizzate piattaforme di p2p lending.
Quali sono le sanzioni in caso di omessa o irregolare compilazione del quadro RW?
In caso di omessa o irregolare compilazione del quadro RW sono previste sanzioni comprese tra il 3% al 15% dell’ammontare non dichiarato, aumentate dal 6% al 30% nel caso in cui l’investimento effettuato sulle piattaforme p2p lending sia detenuto in uno Stato considerato paradiso fiscale.